Votazione Vampire Carnival
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La Dama del Carnevale-MatiMa2 [40.00%]
Vampire Show-Hope Love2 [40.00%]
¯*Pam*¯1 [20.00%]
Lady Joan Marie0 [0.00%]
Lupetta(:0 [0.00%]
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Votazione Vampire Carnival

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FairyLiz
view post Posted on 12/8/2010, 17:55




Leggete le storie qui sotto spoiler e decidete quale preferite,poi votatela e aiutateci a scoprire la vincitrice :D (possibilmente,le scrittrici non votino la propria storia :3)
Il voto è anonimo,quando votate scrivete solo in un post "votato" o qualcosa del genere,senza scrivere chi avete votato:)


MatiMa
SPOILER (click to view)
La dama del Carnevale.

“Quando mi alzai dalla mia bara, quella sera, era ancora troppo presto, ma non potei fare diversamente, dato che urla di gioia e risate interruppero il mio sonno.
Era Carnevale. Una festa che odiavo per la gioia che portava ai mortali, di solito così tristi e impauriti. Ma quella sera, che era la fine della giornata di festa, nessuno temeva nulla.
Forse era anche un bene, potevo uscire indisturbata tra i mortali senza che si interrogassero sulla mia identità. Ma io amavo la pace, il buio e, sì, anche il terrore delle mie vittime. Nella notte di Carnevale c'erano luci, suoni, colori e gioia. In più la gente che rimaneva tra le strade dopo le otto della sera faceva parte di ciò che le mamme apprensive chiamavano “feccia” o “ragazzacci”. Stupidi adolescenti con in mano bombolette di schiuma da barba, piccoli petardi, con linguaggi volgari e, spesso e volentieri, abiti troppo sensuali per essere visti da dei bambini.
Ma a me quella razza di mortali piaceva. Non si rendevano conto del pericolo che passavano al mio fianco fino a quando i miei denti trapassavano il loro collo e le forze li abbandonavano. Inoltre, alcuni dei più grandi mi conoscevano, e mi chiamavano “La dama di Carnevale”: una misteriosa fanciulla in abiti d'epoca che spariva prima dell'alba, dalla pelle color del marmo e gli occhi misteriosi. Tutti sapevano anche che la mia apparizione portava anche una o più morti, ma incontrarmi e starmi accanto era diventata una sfida per tutti.
Quando anche l'ultimo raggio di sole scomparve all'orizzonte, mi avvicinai all'abito che avevo preparato quella mattina prima dell'alba e mi preparai. Era sempre lo stesso abito di tutti gli anni: un lungo abito nero con strascico e con il corpetto rosso. Naturalmente apparteneva a mia madre, che me lo donò prima di morire, quando ancora ero umana. Anche se avevo l'aspetto di una diciannovenne, avevo più di 500 anni.
Quando ogni particolare era pronto, scesi dalla soffitta della casa che mi apparteneva e uscii nella piazza.
Il grande orologio non aveva ancora suonato le sette della sera, così le strade ospitavano ancora un numero abbastanza grande di bambini, che già venivano radunati dalle madri per tornare a casa.
Alle sette in punto i bambini avevano abbandonato le strade, e “i ragazzacci” iniziavano a comparire. Bene, cominciava la recita.
Indossai la maschera, sempre un ricordo di mia madre, e mi allontanai dal centro della piazza, infilandomi in un vicolo buio, quello da dove uscivo tutti gli anni.
In meno di 10 minuti, la piazza si riempì di ragazzi e io potei finalmente uscire dall'ombra.
C'erano ragazzi in attesa di vedermi comparire, gruppi di ragazze che, come ogni anno, cercavano il modo di farmi unire a loro e anche qualche ragazzo in visita, che non mi conosceva.
Quell'anno decisi di farmi aspettare almeno alle sette e mezza, in fondo ogni decennio cambiavo orario, e quello era l'anno 2010.
Alle sette e venticinque il panico serpeggiava tra la folla; temevano che La dama di Carnevale quell'anno non sarebbe apparsa. In fondo, quasi nessuno nel 2000 aveva partecipato al Carnevale serale, quindi pochi sapevano dei “cambi d'orario”.
Quando l'orologio suonò, io mi preparai ad uscire, ma non prima dell'ultimo rintocco. Finalmente, per la gioia della folla, apparsi in mezzo alla piazza, e mi unii subito a un gruppo di ragazze, che non aspettavano altro. Naturalmente non aprii bocca, e non mi feci nemmeno sfiorare, per mantere un alone di mistero intorno alla mia persona. Cambiavo spesso gruppo, solo per il gusto di farmi notare.
Quando l'orologio suonò le undici di sera, la sete era diventata ormai insopportabile, e decisi di darmi da fare, o avrei attaccato in pubblico.
Mi avvicinai a un due ragazzi che, usando il loro gergo, non avevano fatto altro che “sbavarmi dietro”, e che sarebbero stati molto felici di seguirmi in un vicolo buio e solitario.
Non parlai, feci solo un segno col dito e nei loro pensieri lessi stupore e gioia. Sì, mi avrebbero seguito senza timore.
Quando raggiungemmo il vicolo, i due ragazzi iniziarono a preoccuparsi, in fondo non avevo detto una sola parola.
-E così, mi avete seguito senza timore... siete sempre così imprudenti?-, chiesi.
-Imprudenti? E perché dici così? In fondo sei solo uno spirito-, mi rispose uno di loro, con aria di superiorità.
-Solo uno spirito?-, riposi e nel frattempo sparii dietro le loro spalle, toccandole. -Uno spirito non credo riuscirebbe a toccarvi.-
Al tocco delle mie mani gelate sussultarono e arretrarono.
-Sì, lo so, sono molto fredda, ma... cosa vi aspettate da un corpo morto? In fondo io sono morta da secoli.-
In quel momento erano come congelati dalla paura, e decisi di agire.
Li attaccai velocemente e prima che se ne accorgessero erano già morti.
Nascosi i corpi nel cimitero cittadino e tornai in piazza. Ormai non avevo bisogno di cacciare e avevo tutto il resto della notte per alimentare la leggenda.
Alle due del mattino decisi di tornarmene nella mia casa, mi ero stufata di quella notte.
Mi allontanai con calma, facendomi vedere. Quando ero al centro della piazza, lanciai il solito messaggio mentale di sempre: “La notte è ancora mia. Non sfidatemi. La dama di carnevale”.
Tutti lo recepivano, ma nessuno ci faceva subito caso.
Quando fui al sicuro nella mia soffitta, tutt'altro che piccola e polverosa, persi un po' di tempo davanti allo specchio, come una ragazza mortale.
Spazzolai i miei lunghi capelli biondi, pulii la pelle candida dalla schiuma e tutte le altre sostanze che si spruzzano a carnevale.
Non appena l'alba si avvicinò, mi avvicinai alla finestra per guardare fuori, ma quando il primo raggio spuntò entrai nella bara, al sicuro.”

Questo è stato il mio Carnevale del 2010, e adesso mi preparo per il 2011.
La dama del Carnevale.



Hope Love

SPOILER (click to view)
Vampire Show

Correvo tra la folla. Non poteva essere vero. Con poca grazia mi feci strada tra una coppia di maschere, uno spintone e ripresi a correre. Udii alle mie spalle qualche protesta, cui non diedi peso. La notte si faceva sempre più profonda, sentivo le stelle fissarmi dall’alto e una leggera frescura mi accarezzava il viso. Ma non avevo tempo per godere di tali bellezze, la piazza gremita di folla mi nascondeva la vista di qualcosa che avevo intravisto pochi attimi prima, e ora correvo pazzo dal desiderio di scoprirne la natura.
Ne sentivo l’odore intenso e sublime, mi riempiva le narici e mi inebriava dandomi alla testa. E anche se era solo un’immagine sfocata e fuggevole a tormentarmi il pensiero, sapevo con certezza matematica che ciò che cacciavo altri non era che un’altra preda. L’istinto non aveva mai sbagliato.
Con l’agilità di una gazzella schivai l’ennesimo gruppo si maschere dai colori sgargianti. Erano secoli che prendevo parte a una manifestazione del genere, ma dovevo ammettere che non aveva mai perso di fascino. Ad ogni angolo della città, unica al mondo, si nascondeva un volto anonimo colorato delle tinte più vive, ogni via si riempiva di personaggi venuti da un sogno e la piazza principale, sotto l’occhio attento dell’immensa cattedrale, veniva invasa da una moltitudine di colori e maschere dai mille colori, che danzando e ballando, guardandoti e sfiorandoti con i loro pizzi e i loro guanti di raso, ti trasportavano in un mondo che non ti sembrava esistere. Molti lo chiamavano carnevale, ma non sopportavo quegli uomini caduti così nel volgare; era molto di più, era un regno incantato che solo per una notte ti faceva credere nell’impossibile.
Aveva sempre amato quel piccolo squarcio di mondo parallelo, diverso dal nostro, perché anche per poco tempo mi faceva dimenticare la mia natura selvaggia, mi faceva sentire a mio agio, strano tra gli strani, e un po’ mi sentivo a caso.
Ma questa volta non potevo sottrarmi all’istinto. Non ero ancora abbastanza esperto da potermi opporre. Così le mie gambe, appena connessa l’immagine che avevo colto di sfuggita con l’odore così unico e meraviglioso, sono scattate rapide, governate da una forza più alta di me.
Con un balzo scavalcai un canale. Era una città davvero unica, diversa, e per questo vista con un misto di meraviglia e pregiudizio. In fondo mi assomigliava per molti versi.
Ora mi trovavo un ampio viale, dove la gente si ammassava scomposta aggrovigliandosi alla ricerca di qualche negozio di souvenir traboccanti di maschere e abiti coloratissimi e costosi. Sorrisi tra me, ricordando l’anno in cui avevo deciso di travestirmi per farmi fotografare dai turisti con gli occhi a mandorla. Ma questa volta un chiodo fisso mi strappava tutti i pensieri dalla mente, piegava la mia volontà in un'unica direzione. Svoltai in un vicolo per accorciare il tragitto.
Con un secondo balzo fui sui tetti degli edifici, delle case. Da lassù potevo muovermi molto meglio, e nessuno mi avrebbe intralciato con il proprio ingombrante abito. Corsi più velocemente che potevo nella direzione da cui proveniva l’odore del sangue.

Dannazione! Sparito! Scomparso! Non vi è più alcuna traccia di ciò che avevo odorato fino a qualche secondo fa!
Mi trovavo in un vicolo cieco e buio. Mi ero fatto guidare dai sensi e avevo corso fuori di me dal desiderio per un lungo tragitto, saltata di quando in quando da un tetto all’altro. Ora però mi ritrovavo con niente in mano. Avevo perso la scia.
Con la rabbia che cresceva nel petto tornai di corsa nella piazza principale, e il frastuono del chiacchiericcio mi riempì le orecchie di fracasso. Li ignorai.
Avevo la bava alla bocca, gli occhi mi bruciavano, cominciavo a sentire sapore di sangue in bocca e le mani mi tremavano dallo spavento. Non potevo perderla!
La furia fu tale che mi costrinse a cadere in ginocchio, i pugni stretti in una morsa d’acciaio tale da farmi sanguinare le palme, trafitte dalle unghie affilate come spade. Ero disperato.
Una preda così perfetta e meravigliosa perduta per sempre! Come poteva un predatore come me, il cacciatore per antonomasia farsi scappare un topolino tanto facilmente? Ero solo un idiota!
Un velo di lacrime di rabbia mi appannò la vista, ma subito le ricacciai da dove erano venute. Non potevo arrendermi proprio ora.
Con lentezza solenne mi accinsi a tornare in piedi. Un viavai di corpi umani mascherati da sogni riempivano lo spazio che stava davanti a me, sopprimendomi da ogni parte e rendendomi incapace di percepire altro che il loro scalpiccio e il loro discorrere confuso e insensato. Stupida carne da macello.
Chiusi gli occhi. Forse c’era ancora qualche flebile speranza. Con uno sforzo immenso esclusi ogni pensiero e sensazione dalla mia mente, concentrandomi sul ricordo di quella divina fragranza. Centinaia di odori, suoni, parole e movimenti, prima percepiti dai miei sensi oltremodo fini si spensero come un fuoco soppresso dall’acqua, e la mia mente fu regnata dal buio più assoluto. Le mie narici si allargarono, quindi permisi ancora agli odori, ai profumi e a tutte le sottili fragranze di raggiungermi. Migliaia di esse ripresero ad affollarsi nel mio animo, ma solo una valeva la pena di essere sentita. E non la trovavo.
Una scarica elettrica mi percorse dalla testa ai piedi. Eccola, ancora.
In un secondo tutto il resto svanì, ed io fui solo in mezzo alla piazza. Senza lasciarla perdersi ancora tra la folla, mi concentrai a tal punto che cominciai a sentire i suoi passi. Pareva stesse correndo. Ma alle sue spalle, quasi inconsapevolmente, una scia di ambrosia distillata lasciava, ignara della mia presenza, capace di ubriacarsene.
Un nuovo scatto e fui di nuovo un’ombra in corsa. Ma stavolta non guardavo, non mi distraevo, non sentivo altro che un solo odore. Ero veloce, molto più veloce di esso, ero vicino.
Con foga, senza farci caso mi scontrai con diverse persone, ognuna imprecò a modo suo, ma tali imprecazioni mutarono in gridi di stupore e parole di meraviglia quando mi videro arrampicarmi con destrezza sulla liscia superficie dell’obelisco proprio in fondo alla piazza. Ora tutti gli occhi erano puntati su di me, l’uomo mascherato da vampiro che si era elevato sopra ogni altra maschera, uomo o donna nella piazza. Da lassù, reggendomi alla criniera di un grande leone sotto forma di statua, studiai con attenzione le genti che mi osservavano, alla ricerca della sorgente che mi aveva quasi fatto impazzire.
Appena la individuai un ghigno maligno mi si disegnò in volto, la lama che tenevo nascosta nella manica si estrasse per sua volontà e luccicò sotto la luce argentea della luna piena. Poi mi abbandonai al mio istinto.
Con la forza di un ciclone mi lanciai nella sua direzione, coprendo la distanza così estesa che ci divideva in un lampo; allungato in avanti, la lama stretta in pugno e un’espressione trasfigurata sul viso, volai sopra le teste delle persone che si erano mutate in spettatori di un atroce omicidio, e che presto, avrebbero scoperto l’esistenza di una delle più note e discusse creature della notte.
Fu allora che la vidi. Con i miei muscoli, ero balzato agile giù dall’obelisco e mi ero lanciato contro la mia preda con foga, ma ora, a pochi centimetri di fronte a lei, potevo vederla con chiarezza. Il tempo parve fermarsi.
Ero ancora lì, per qualche strana ragione, sospeso davanti a lei, e la guardavo con un misto di curiosità e avidità di sapere; ciò che mi apparve mi spaventò ancor più di un presagio di morte.
Un’innocente fanciulla, lunghi capelli color del fuoco e un’espressione impaurita mi travolsero in tutta la loro fragilità. Una flebile creatura, piccola e indifesa, e tuttavia bellissima, mi stava davanti, timorosa della morte che rappresentavo in tutte le vesti, fissandomi con grandi occhioni pieni di terrore.
In quel preciso istante, quando presi coscienza di aver inseguito per ore l’unica persona che non potevo uccidere, capii che non mi potevo fermare. Lo slancio non potevo fermarlo, l’istinto era impossibile sopprimerlo. Ma come potevo combattere la mia natura con i sentimenti? La mia coscienza, gonfia di pietà per lei, cosa ne poteva contro il mio corpo forte e vigoroso governato dal saldo istinto animale? Non potevo nulla contro di me, e me ne disperavo.
La lama si avvicinò minacciosa al suo volto, guidata dalla forza d’inerzia. Quando tornai a fissarla negli occhi, una nuova ondata di tristezza mi avvolse. Di fronte a tanta bellezza, anche la preda più succosa e dal sapore migliore di questo mondo impallidiva. Era un sogno che mi guardava, piangendo di paura, in attesa dell’estrema sentenza che stavo per infliggerle.
I miei occhi acutissimi non si lasciarono sfuggire le piccole e lucenti lacrime che le scendevano lente sulle gote, così come il lieve arrossamento delle stesse per la corsa che aveva dovuto sostenere finora. Forse sapeva chi ero, e fuggiva da me fin da quando l’avevo intravista tra la gente della piazza.
Ma poco importava. Non potevo salvarla, e lei non poteva salvarsi. Ma non riuscivo neanche a staccarle gli occhi di dosso, a smettere di avere pietà, a odiarmi per la mia natura di assassino, o ripudiare il mio istinto, a pentirmi di essere nato.
Come un bagliore bianchissimo, visi la sua figura, ormai da adulta, intenta ai doveri di casa. In braccio teneva un bambino, aveva gli stessi occhi. Viveva la sua vita serena insieme con suo marito, che amava profondamente, e i suoi due bambini bellissimi. Era felice.
Ora invece vedevo la sua espressione ancor più terrorizzata fissarmi, giovanissima e dalla beltà folgorante che mi faceva quasi male. Ed io, inesorabilmente, andavo a uccidere un germoglio di vita così pura. Io, meschino, le impedivo di vivere, di essere felice.
La lama le trafisse il petto. Era una ferita profonda, risultato di molti allenamenti e di anni di esercizio. Cadde a terra senza perdere di eleganza, continuando a fissarmi come un uomo morente fissa l’angelo della morte che lo strappa alla sua vita terrena.
Io caddi insieme con le e la sovrastai con la mia persona. Ora i nostri sguardi si incontrarono e per lungo tempo non dissi nulla. Aveva la bocca semi aperta, due strisce sottili e scarlatte a forma di cuore, perfette; sembrava volesse dirmi qualcosa.
Io piangevo. Un vampiro non piange, non potrebbe farlo neanche se volesse. Ma io in quel momento piangevo, perché sentivo le mie mani imbrattate del sangue di tutte le vittime che avevo mietuto, la mia anima si incrinava sotto il peso di tutte le genti strappate al proprio destino grazie alla mia lama scintillante e non sopportavo la vista di quella giovane così pura che moriva tra le mie braccia.
Forse la mia anima umana aveva preso il sopravvento, forse i sentimenti stavano vincendo la guerra che si combatteva nel mio cuore. Ma quando estrassi la lama dal suo petto, sapevo cosa fare.
Presi la sua mano, fredda come il ghiaccio, e la strinsi forte sul manico del mio pugnale. Sentivo il suo battito farsi sempre più debole, ma ormai non c’era più tempo.
Calde lacrime mi bagnavano il viso, non ricordavo neanche che sensazione si provasse con il pianto. Ma non avevo mai provato il dolore che ora mi dilaniava il cuore.
Con forza presi il suo pugno stretto sul mio pugnale. Così si conclude il dramma del grande vampiro, incapace di sopportare la vista di una fanciulla morta. Il mio lato di cacciatore ghignava della mia codardia, ma ora ero qualcosa di più, capace di provare sensazioni vivide e vere. Ero rinato alla vista di tale creatura, e la mia vita aveva perso velocemente di significato.
Addio, o dolce creatura, non saprò mai ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per me. Non sono servite parole, più taglienti che mille coltelli, non hai necessitato di gesti e non mi hai combattuto affatto, semplicemente mi hai guardato, mettendo a nudo la mia natura e il mi essere intrinseco e disprezzabile. Tu mi hai scoperto per quello che sono in realtà, e hai avuto paura.
Ma ora per tua mano morirò, trafitto dalla mia stessa spada per mia volontà, proprio in mezzo ad una piazza gremita di sogni e per un giorno teatro di qualcosa di più della semplice vita mondana; morirò tra la fantasia, in un luogo di meraviglie popolato da creature bellissime, e sarà la loro regina splendente a infilzarmi il cuore e porre fine alle mie sofferenze.
Liberaci dal male.
Poi la costrinsi a trafiggermi in pieno petto.
E morii.
Solo allora la bellissima sussurrò: “Io ti accetto per quello che sei”.


¯*Pam*¯
SPOILER (click to view)
Nora si voltò di colpo,e i lunghi capelli arancioni fluttuarono per qualche istante,come mossi da un vento fantasma.
La pelle bianca di lei,venne baciata dalla luce della fiamma tremante . e Nora fu pronta ad andare.
I suoi occhi azzurrissimi,quasi bianchi, spenti,vuoti, fissarono la porta socchiusa,e le orecchie leggermente appuntite captarono rumori di festa dietro di quella.
Raccolse l’abito azzurro e bianco di organza e si preparò ad usciere
Le avevano sempre detto, che l’azzurro le donava.
Lei non ci aveva mai dato peso
-Un colore….è solo un colore-disse mentre scacciava quel ridicolo pensiero
Una volta non la pensava così:
Andava fiera di ogni sua parte del corpo,correva frivola tra la folla in ogni occasione.
Uscì dalla porta,e le luci colorate e festose la accecarono per un poco.
L’aria era carica di un’insopportabile allegria e le urla felici della gente risuonarono per tutta la piazza.
Appena i piedi,che calzavano eleganti stivali neri,toccarono la piazza ciottolata,subito la massa le fu addosso.
Si fece strisciò serpentina tra la folla ,trattenendo conati di vomito per tutto quell’odioso affetto,e trattenendo il suo istinto.
Anche se ,d'altronde ,era lì proprio per cacciare indisturbata.
Si ritrovò al centro della piazza,sola finalmente con un poco di silenzio, e corse via.
O almeno,tentò di farlo.
Una mano ,una presa forte,la trascinò verso di sé , cingendola ai fianchi.
-Signorina?-
La voce era calda, morbida, cordiale.
-Lasciami!- sibilò lei,e finalmente lo guardò in volto.
I capelli,neri,corvini,sembrano mossi da una brezza invisibile.
Erano abbastanza lunghi,una cosa strana,dato che i giovani di quel tempo preferivano tagliarli corti.
Ma quello che più la colpì furono gli occhi.
Belli, bellissimi, come Nora non ne aveva mai visti.
Ne in vita,ne ora. Era il colore di tutti gli smeraldi della Terra,fusi assieme, brillanti e irreali,occhi che Nora aveva sognato secoli fa,durante le sue fantasie, su principi che sarebbero venuti a salvarla.
-Lasciami- ripeté ma questa volta esitò di più.
Il giovane le sorrise
-Madama,lei non deve stare qui. Venga con me-
Nora si sentì incantata da quell’individuo e poco dopo, si ritrovò a ballare, spensierata,con tutti gli umani.
Ben presto però ,cominciò a sentire fame e si rese conto che…che quello non era il suo posto.
Lei era il mostro.
Quella che rapiva i bambini,che uccideva padri,mariti.
No,lei non doveva essere lì.
Non era per questo che era venuta.
Si allontanò,cercando di non essere vista da nessuno,ma fu bloccata nuovamente dal ragazzo
-Se ne va di già mia Signora?-
- S -si io devo andare-
Raccolse il suo abito e si incamminò verso l’esterno della Piazza.
-Domani tornerà?Vero Signora?- chiese speranzoso lui.
Nora si girò e lo fulminò con un’occhiata gelida
-Mi dica almeno il suo nome!-insistette lui
- Nora – sibilò lei correndo via
- A-aspetta Nora!-Gridò –Il mio Nome è Jonathan -
Nora sentì la gola prosciugarsi e una fitta al torace fortissima
Si inginocchiò,piegata dal dolore .
-Sei pazza Nora?Perché sei qui?Perché stavi male!Ricordi?-
Si sollevò,prese aria e prima che potesse fare qualcosa Jonathan le fu addosso
Le sue braccia forti le cinsero la vita, e il suo volto affondò tra il seno prosperoso e i morbidi capelli
Si staccò subito imbarazzato
- s-scusa!-Balbettò – Ti ho vista cadere..io..-
-Torna alla festa- gli ordinò lui
-Carnevale è l’unica festa dove ci si può divertire no?Torna là-
-Vieni anche tu!-
-Non posso-
Jonathan la strattonò verso le persone danzanti
-Ti ho detto di no!- urlò lei
Poi la fame e il dolore crebbero ancora,e si accasciò a terra.
Jonathan le fu subito sopra
-Vado a cercare aiuto!- le bisbigliò
Nora però balzò e afferrò Jonathan per le spalle.
- Nora?- mormorò lui confuso
Jonathan si trovò a terra,sbattuto sui ciottoli da Nora.
-Mi dispiace….- disse lei, con un barlume di pietà
-Mi rendo conto che tutto ciò è estremamente crudele…però-disse avvicinandosi a lui
- Nora..-gli occhi di lui erano sbarrati-Grazie per avermi fatto vivere un po di questa festa-
-Ma ora devo pensare a me-
-Perdonami Jonathan - mormorò ma si fermò di colpo vedendo che egli piangeva.
-O no ,non piangere .Non si può piangere a Carnevale .Me lo diceva sempre la mia mamma .Carnevale è il trionfo della felicità.
Nessuno parve accorgersi della scomparsa di Jonathan .
Tutti ballavano felici nella piazza,tutti mangiavano a sazietà.
E per la prima volta,Nora pianse.


Lady Joan Marie
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Era una notte piena di stelle a Venezia quella sera non si distinguevano più le persone mascherate e i vampiri mascherati a loro volta. Cercavano l'occasione propizia per entrare nel più bel Palazzo di Venezia per mietere le loro vittime. C'era Lord Albert il capo dei vampiri, che non vedeva l'ora di entrare insieme alla sua corte. Lord Albert era un uomo di bellissimo aspetto e dallo sguardo magnetico e di fronte a quello sguardo difficilmente una donna poteva rimanere indifferente, anche se indossava una bella maschera di Carnevale veneziano. Quando finalmente giunse l'ora fatidica entrarono nel Palazzo e videro le persone che ballavano nel salone. Era uno spettacolo eccezionale: donne tutte incipriate con maschere stupende e abiti bellissimi che volteggiavano assieme a cavalieri anche loro tutti ben curati e belli d'aspetto. L'unica nota stonata per Lord Albert e la sua corte era il grande lampadario che emanava una luce quasi solare, e per dei vampiri amanti del buio era un dettaglio molto fastidioso. Lord Albert ordinò alla sua corte di mischiarsi assieme alla gente per poi, al momento opportuno: succhiare il sangue alle loro vittime. Anche Lord Albert si pose in mezzo alla folla ed è lì che notò la presenza di una bellissima fanciulla dai capelli color castano-ambrati, una boccuccia di rosa, dei lineamenti delicati, ma nei suoi occhi azzurri come il mare uno sguardo malinconico. Lord Albert dimenticandosi per un momento che cosa in realtà era venuto a Palazzo chiese a quella ragazza qual'era il suo nome e di perchè stava sola in disparte. La ragazza affascinata da quell'uomo misterioso e da quello sguardo così ammaliante, disse che si chiamava Giada e che se stava sola in disparte e perchè non aveva un cavaliere che la facesse danzare. Lord Albert allora le chiese se poteva avere l'onore di farla ballare un valzer e lei disse di si, e mentre ballavano e si guardavano negli occhi si innamorarono perdutamente l'uno dell'altro. Lord Albert finito il valzer la portò in giardino e le dichiarò il suo amore e Giada gli disse che il suo sentimento era ricambiato. Poi Lord Albert guardando la luna piena sulla quale volava sinistro un pipistrello, si ricordò che era un vampiro e tentò di mordere l'ignara Giada. Lei inizialmente inorridita di quello che le stava facendo Lord Albert tentò di scappare, ma Lord Albert la seguì correndo e poi la baciò, dicendole che mai avrebbe fatto del male alla donna che amava. Gli altri vampiri anche loro avevano conquistato il cuore di altre dame e altri cavalieri quella sera e dopo questa amabile esperienza alla fine convennero che non era del sangue umano di cui avevano bisogno, ma proprio dell'amore di quegli esseri a cui quella notte volevano rubare la vita. L'affascinante Lord Albert e la sua corte, capirono che non aveva più senso per loro rimanere vampiri ma diventare dei buoni esseri umani, per amore delle persone che avevano conosciuto quella magica sera di Carnevale, dove finalmente avevano capito il vero senso della loro vita: cioè l'amore delle loro vite.


Lupetta(:
SPOILER (click to view)
Era la prima volta che stavo dentro ad una festa del genere.
O almeno, lo era da quando mi trovavo in quella forma immortale.
Era possibile che ci fossi stata, da piccola, prima.
Non mi ricordavo se mi piacessero o no quegli eventi, da umana. Era passato troppo tempo per ricordare. Comunque, adesso sicuramente mi faevano ribrezzo. Mi sentivo ancora più diversa di quanto non si sentissi di solito in giro in mezzo a quei mortali. Tutti quei colori vivaci, persone perennamente sorridenti, schiume azzurre, rosse o gialle ovunque, bambini che correvano e ridevano, quella musica allegra e assordante per le mie povere orecchie... tutto mi infastidiva e mi faceva quasi paura.
Risaltavo troppo, troppo! Qualcuno avrebbe sospettato di me, oppure m'avrebbe presa per una ragazzina vestita a principessa delle tenebre. In entrambi i casi mi sarei infuriata con il mio migliore amico per avermici fatta andare, dicendo che era una festa, ma non che era per umani.
Avevo addosso il vestito che avevo comprato a posta, lungo e nero, un po' vaporoso sulla gonna e stretto a fascia sopra. L'avevo preso perchè credevo che la festa di cui mi aveva parlato lui si trattasse di una festa tra vampiri, di quelle dove ero ormai abituata andare. In quelle tutti erano come me, vestiti eleganti e di nero, con corone o collane, diademi. In un evento vampiresco vedevi scintillare ovunque, e potevano essere o i diamanti o i denti di quelli che avevi intorno. Anche quella volta avevo una corona di diamanti blu, che si intonava perfettamente con i miei occhi blu innaturale, quelli che attiravano la gente. Il volto era pallido come al solito, e le labbra che nascondevano i canini appuntiti erano di un rosa chiaro pastello, come sempre. Mi costava fatica sorridere in una situazione in cui mi sentivo del tutto a disagio, ma dovevo farlo, per non dare nell'occhio con una faccia da "zombie". Ancora mi aggiravo per la strada, da una bancarella all'altra, senza girarmi quando dei ragazzi gridavano -Ehi, principessa! - e stando bene attenta a non sporcarsi il vestito, quando lo vidi spuntare da dietro un angolo.
-Andrew! Accidenti, dove mi hai fatto venire!?
Sussurrai quando mi fu vicino. Eravamo amici da quando eravamo ancora umani. Lui era diventato vampiro prima di me, ma non si era dimenticato di niente. Io avevo invece perso quasi totalmente la memoria, e poi in uno strano flashback mi ero ricordata tutto di lui. Non si poteva dividerci. Notai che anche lui era vestito elegantemente di nero. Smocking e camicia bianca, come veniva di solito alle feste normali.
-Calma, Arianna, calma. Guardati intorno...
Disse tranquillo, indicando un punto vicino ad un parcheggio. Là, lontano da noi, si trovavano altri in giacca e cravatta, ed erano vampiri. Feci vagare un po' lo sguardo, e mi accorsi che formavano un quadrato, e che piano piano arrivava sempre più gente. Sorrisi ad Andrew, chiedendomi perchè non avessi pensato prima che doveva essere un piano dei suoi. Ma perchè ero sempre l'ultima a sapere le cose?
Mi avviai con lui da una parte del recinto di vampiri che stavamo formando piano piano. Quasi tutta la città era lì, in quella piazza, nelle nostre mani.
La gente cominciava a preoccuparsi, e tutto finì in pochi secondi.
Ad un cenno del capo Clan cominciammo a camminare lentamente in avanti, tutti, restringendo il loro territorio. Poi, a gruppi, saltamo sulla folla.
Non uno ne rimase vivo. Stavo finendo di bere quel buon sangue di una donna truccata da Gheisha, ed alzai gli occhi vedendo arrivare Andrew verso di me, con una goccia di sangue che spuntava sotto la bocca semiaperta. La raccolse con la lingua e mi prese per mano.
- Vedi, non ti fidi mai di me, e guarda di cosa sono capace.
Ed insieme agli altri scappammo, veloci come la loce, verso un'altra città, verso un'altra festa.


Edited by Gelly*Lizz - 17/8/2010, 12:09
 
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Jessy94
view post Posted on 20/8/2010, 17:11




votato

Edited by Jessy94 - 22/8/2010, 22:22
 
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FairyLiz
view post Posted on 20/8/2010, 19:11




Puoi modificare e scrivere solo "votato" ? così il voto è anonimo :)


votato anche io :)
 
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Hope Love
view post Posted on 22/8/2010, 10:16




votato
 
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Jessy94
view post Posted on 22/8/2010, 21:23




in effetti era quello che mi sconcertava nel confermare... ^^modificato
 
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FairyLiz
view post Posted on 28/8/2010, 14:23




Mon dieu,tutti voti diversi ç.ç
 
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Hope Love
view post Posted on 29/8/2010, 17:54




wow, una sfida al fino all'ultimo!!!!! ^_^
 
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FairyLiz
view post Posted on 31/8/2010, 21:03




giàà xD Non ce la si fa ç.ç xD
 
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Hope Love
view post Posted on 1/9/2010, 14:56




va beh dai ragazze facciamo che è finita pari così è meglio! ^_^
 
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FairyLiz
view post Posted on 1/9/2010, 15:20




Hmmmm va bene ...e se arrivano nuovi utenti li faremo votare xD
 
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Hope Love
view post Posted on 2/9/2010, 11:40




oh no...e adesso -.- ?
 
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FairyLiz
view post Posted on 3/9/2010, 23:07




uhahahaha va bene,se vuoi mettiamo a parimerito,ma allora che concorso è xD?
 
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*Lady Joan Marie**
view post Posted on 4/9/2010, 08:45




Gelly*Lizz ma tu sei Fairy Liz?
 
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Hope Love
view post Posted on 8/9/2010, 12:39




ragazze alla fine che si fa?
 
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FairyLiz
view post Posted on 8/9/2010, 17:58




Sì sono io :) Uh nuovo voto! Ok,Hope Love,tu sei al primo posto,e c'è il pareggio per il secondo ;)
 
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17 replies since 12/8/2010, 17:55   273 views
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